Figlio di un monaco buddista, Kishin Shinoyama (1930) inizia a studiare fotografia all’inizio degli ’60 all’Università di Nihon a Tokyo. Dal 1968 è freelance nel campo della moda, dello sport, della pubblicità e della stampa. Nel 1970, l’Associazione dei fotografi giapponesi lo elegge fotografo dell’anno.
Affermato fotografo di nudi, espone a photokina. I suoi lavori colpiscono per una forte stilizzazione dei corpi, che si discosta dalla tradizione allora in auge. Shinoyama concepisce la fotografia di nudo al pari di uno scultore, come un esercizio di modellato e a volte il risultato sono delle forme dichiaratamente astratte.
Shinoyama è oggi considerato uno dei maggiori fotografi giapponesi e appartiene alla generazione che ha fatto conoscere la fotografia giapponese in tutto il mondo.
Shinoyama insieme a Haskins e Giacobetti produssero la fotografia erotica degli anni ’60 più influente nei rispettivi paesi. Hanno creato una rivoluzione nella fotografia artistica nuda rifiutando i cliché di Playboy, evitando i modelli statuari e le pose stereotipate che si possono trovare nelle pubblicazioni dell’epoca. Per citare Sam Haskins, “Queste erano vere ragazze dal vivo e si stavano divertendo”. Rifiutando le distinzioni tra l’arte e quella che allora era considerata pornografia, questi artisti aiutarono a inaugurare un nuovo ordine mondiale erotico. Oltre a risvegliare l’interesse per la fioritura delle rivoluzioni sessuali degli anni ’60 e dei suoi correlati visivi, questa mostra fa luce sulle ansie contemporanee che circondano le femministe e il femminismo.
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